Pagina:Eneide (Caro).djvu/491

Da Wikisource.
450 l’eneide. [45-60]

45De l’altra Troia altri nimici a torno;
Altro essercito in campo; un’altra volta
D’Arpi vien Dïomede a’ danni suoi.
Resta cred’io ch’un’altra volta ancora
Io sia da lui ferita, e che di nuovo
50Sia la tua figlia a mortal ferro esposta.
Signor, se contra la tua voglia i Teucri
Son venuti in Italia, è ben ragione
Che sian puniti, e del tuo aiuto indegni:
Ma se tratti vi sono, e s’è lor dato
55Dagli oracoli tutti e de’ celesti
E degl’inferni, qual può senno o forza
A Giove opporsi, e far nuovo destino?
Ch’io non vo’ dir de le combuste navi
Su la spiaggia ericína, nè de’ venti
60Che ’l re spinse d’Eolia a tempestarlo,
Nè d’Iri che di qui fu già mandata
Per darle al fòco. Infin da l’Acheronte
Tratte ha le furie (questa sol mancava
Parte de l’universo non tentata
65A loro offesa); d’Acheronte, dico,
Ha tratto Aletto a suscitar l’Italia
Incontr’a loro. Or, signor mio, non curo
Più d’altro imperio. Io lo sperava allora
Ch’era più fortunata. Imperi e vinca


[27-43]