Pagina:Eneide (Caro).djvu/492

Da Wikisource.
[70-94] libro x. 451

70Or chi t’aggrada. E s’anco non è loco
Nel mondo, ove a la tua dura consorte
Piaccia che sian quest’infelici accolti,
Per l’incendio, signor, per la ruína,
E per la solitudine ti prego
75De la mia Troia che ritrar mi lasci
Salvo da questa guerra Ascanio almeno.
Lasciami, padre mio, questo nipote
Mantener vivo; e se ne vada Enea
Ramingo ovunque il mare o la fortuna
80Lo si tramandi. Io lo terrò da l’armi
Remoto ne’ miei lochi o d’Amatunta
O d’Idâlio o di Pafo o di Citèra
A menar vita ignobile e privata,
Pur che sicura. E tu, come a te piace,
85Comanda ch’a l’Ausonia il giogo imposto
Sia da Cartago, sì che più non l’osti
In alcun tempo. Or che, padre, ne giova
Che da l’occisïoni e dagl’incendi
De la lor patria e da tant’altri rischi
90Sian già del mare e de la terra usciti?
E che val che da te sia lor promessa,
Da lor tanto ricerca, e già trovata
Questa Troia novella, se di nuovo
Convien che caggia? Assai meglio sarebbe


[43-59]