Pagina:Eneide (Caro).djvu/493

Da Wikisource.
452 l’eneide. [95-119]

95Che fosser tra le ceneri e nel guasto,
Dove fu l’altra. A Xanto, a Simoenta
Fa’, ti prego, signor, che si radduca
Questa gente infelice, e che ritorni
A passar d’Ilio i guai. Giunone allora
100Infurïata, A che, disse, mi tenti,
Perch’io rompa il silenzio, e mostri il duolo
C’ho portato nel cor gran tempo ascoso?
Qual è mai per tua fè stato uomo o dio
Ch’Enea sforzasse a cercar briga, e farsi
105Nemico il re Latino? Oh ’l fato addotto
L’ha ne l’Italia! Sì, ma da le furie
C’è spinto di Cassandra. E chi gli ha dato
Consiglio? io forse? ch’abbandoni i suoi?
Io, che dia la sua vita in preda a’ venti?
110Io, che la cura e ’l carco de la guerra
Lasci in man d’un fanciullo? e che sollevi
I popoli d’Etruria, e l’altre genti
Che si stavano in pace? E quale dio,
Qual mia durezza de’ lor danni è rea?
115Qui che rileva o di Giuno lo sdegno,
O d’Iri il ministero? Indegna cosa
È certo che dagl’Itali s’infesti
Questa tua nuova Troia; e degno e giusto
Sarà che Turno non si stia sicuro


[59-75]