Pagina:Eneide (Caro).djvu/500

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[270-294] libro x. 459

270Dal capo ai piè tutti di ferro armati.
Asila il terzo, sacerdote e mago
Che di fibre e di fulmini e d’uccelli
E di stelle era interprete e ’ndovino,
Mille ne conducea, ch’un’ordinanza
275Facean tutta di picche; e tutti a Pisa
Eran soggetti, a la novella Pisa,
Che, già figlia d’Alfeo, d’Arno ora è sposa.
Asture, ardito cavaliero e bello,
E con bell’armi di color diverse,
280Vien dopo questi con trecento appresso
Di vari lochi, ma d’un solo amore
Accesi a seguitarlo. Eran mandati
Da Cerète e dai campi di Mígnone,
Dai Pirgi antichi e da l’aperte spiagge
285De la non salutifera Gravisca.
Di te non tacerò, Cigno gentile,
Di Cupávo dicendo, ancor che poche
Fosser le genti sue. Questi di Cigno
Era figliuol, onde ne l’elmo avea
290De le sue penne un candido cimiero
In memoria del padre, e de la nuova
Forma in ch’ei si cangiò, tua colpa, Amore.
Chè de l’amor di Faetonte acceso,
Come si dice, mentre che piangendo


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