Pagina:Eneide (Caro).djvu/502

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[320-344] libro x. 461

320Giva il superbo Aulète con un legno
Di cento travi il mar solcando in guisa
Che spumante il facea, sonoro e crespo.
Premea le spalle d’un Tritone immane
Che con la cava sua cerulea conca
325Tremar si facea l’acqua e i liti intorno.
Dal mezzo in su, la fronte ispido e ’l mento
Sembra d’umana forma; e ’l ventre in pesce
Gli si ristringe, e col ferino petto
Fende il mar sì che rumoreggia e spuma.
     330Da questi eletti eroi, con queste genti
Eran l’onde tirrene allor solcate
In sossidio di Troia. E già dal cielo
Caduto il giorno, era de l’erta in cima
La vaga luna, quando il frigio duce,
335Or al timone or a la vela intento,
Co’ suoi pensier vegliava. Ed ecco avanti
Notando gli si fa di ninfe un coro,
Di lui prima compagne, e quelle stesse
Che, già sue navi, da Cibele in ninfe
340Furon converse, e Dee fatte del mare.
Tante in frotta ne gían per l’onde a noto
Quante eran navi in prima. E di lontano
Riconosciuto il re, danzando in cerchio
Gli si strinsero intorno. Una fra l’altre.


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