Pagina:Eneide (Caro).djvu/509

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468 l’eneide. [495-519]

495Gli si facea. Colpillo in bocca a punto,
Sì che la chiuse e l’acchetò per sempre.
     E tu, Cidon, per le sue mani estinto
Misero! giaceresti a Clizio appresso
Tuo novo amore, a cui de’ primi fiori
500Eran le guance colorite appena;
Nè più stato saresti esca agli amori
De’ suoi simíli, onde mai sempre ardevi;
Se non che de’ fratelli ebbe una schiera
Subitamente a dosso. Eran costoro
505Sette figli di Forco, e sette dardi
Gli avventaro in un tempo. Altri de’ quali
Da l’elmo e da lo scudo risospinti,
Altri furon da Venere sbattuti
Sì, ch’o vani, o leggieri il corpo a pena
510Leccâr passando. In questa, Enea rivolto,
Dammi, disse ad Acate, degl’intrisi
Nel sangue greco, e sotto Ilio provati;
E non fia colpo in fallo. Una grand’asta
Gli porse Acate in prima, ed ei la trasse
515Sì, che volando ne lo scudo aggiunse
Di Mèone, e la piastra ond’era cinto
E la corazza e ’l petto gli trafisse.
Alcanor suo fratello nel cadere,
Mentre le braccia al tergo gli puntella,


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