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Pagina:Eneide (Caro).djvu/519

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478 l’eneide. [745-769]

745Quantunque indarno. E Giove, per conforto
Del figlio suo, così seco ne disse:
Destinato a ciascuno è ’l giorno suo;
E breve in tutti e lubrica e fugace
E non mai reparabile sèn vola
750L’umana vita. Sol per fama è dato
Agli uomini, che sian vivaci e chiari
Più lungamente. Ma virtute è quella
Che gli fa tali. E non per questo alcuno
È che non muoia. E quanti ne moriro
755Sotto il grand’Ilio, ch’eran nati in terra
Di voi celesti? E Sarpedonte è morto
Ch’era mio figlio, e Turno anco morrà;
E già de la sua vita è giunto al fine.
     Così disse, e da’ rutuli confini
760Torse la vista. Allor Pallante trasse
Con gran forza il suo dardo, e ’l brando strinse
Incontro a Turno. Investì ’l dardo a punto
Là ’ve ’l braccial su l’omero s’affibbia,
E tra ’l suo groppo e l’orlo de lo scudo
765Come strisciando, di sì vasto corpo
Lievemente afferrò la pelle a pena.
     Turno, poi che ’l nodoso e ben ferrato
Suo frassino brandito e bilanciato
Ebbe più volte, Or prova tu, gli disse,


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