Pagina:Eneide (Caro).djvu/52

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[233-257] libro i. 11

Cimotoe e Triton, l’una con l’onde,
L’altro col dorso, le tre navi in dietro
235Ritirâr da lo scoglio in cui percossero.
Le tre che ne l’arena eran sepolte
Egli stesso, le vaste Sirti aprendo,
Sollevò col tridente, ed a sè trassele.
Poscia sovra al suo carro d’ogn’intorno
240Scorrendo lievemente, ovunque apparve,
Agguagliò ’l mare, e lo ripose in calma.
     Come adivien sovente in un gran popolo,
Allor che per discordia si tumultua,
E ’mperversando va la plebe ignobile,
245Quando l’aste e le faci e i sassi volano
E l’impeto e ’l furor l’arme ministrano,
Se grave personaggio e di gran merito
Esce lor contro, rispettosi e timidi,
Fatto silenzio, attentamente ascoltano,
250Ed al detto di lui tutti s’acquetano;
Così d’ogni ruina e d’ogni strepito
Fu ’l mar disgombro, allor che umíle e placido
A ciel aperto il gran rettor del pelago
Co’ suoi lievi destrier volando scórselo.
255Stanchi i Troiani ai liti ch’eran prossimi
Drizzaro il corso, e ’n Libia si trovarono.
     È di là lungo a la riviera un seno,


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