Pagina:Eneide (Caro).djvu/542

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[1320-1344] libro x. 501

1320Da’ rami gli pendea. L’armi più gravi
Su ’l verde prato avean posa con lui.
Stavagli intorno de’ più scelti un cerchio
E de’ più fidi. Ed egli anelo ed egro,
Chino il collo al troncone e ’l mento al petto,
1325Molto di Lauso interrogava, e molti
Gli mandava or con preci or con precetti,
Ch’al mesto padre omai si ritraesse.
Ma già vinto, già morto e già disteso
Sopra al suo scudo, a braccia riportato
1330Da’ suoi con molto pianto era il meschino.
     Udì Mezenzio il pianto, e di lontano
(Come del mal sovente è l’uom presago)
Morto il figlio conobbe. Onde di polve
Sparso il canuto crine, ambe le mani
1335Al ciel alzando, al suo corpo accostossi:
Ah mio figlio, dicendo, ah come tanto
Fui di vivere ingordo, che soffrissi
Te, di me nato, andar per me di morte
A sì gran rischio, a tal nemica destra
1340Succedendo in mia vece? Adunque io salvo
Son per le tue ferite? Adunque io vivo
Per la tua morte? Oh miserabil vita,
O sconsolato essiglio! Or questo è ’l colpo
Ch’al cor m’è giunto. Ed io, mio figlio, io sono


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