Pagina:Eneide (Caro).djvu/568

Da Wikisource.
[520-544] libro xi. 527

520Tôrsi da noi) quando di venti navi,
O di più sovvenir ne gli bisogni,
Su la stessa marina apparecchiata
È la materia. Essi de’ legni il modo
E ’l numero diranno: e noi le selve,
525La maestranza, i ferramenti e tutto
Che fia lor di mestiero appresteremo.
Con questa offerta io manderei de’ primi
De la nostra città cento oratori
Co’ rami de la pace, col mandato
530Di contrattarla, co’ presenti appresso
D’avorio e d’oro e col seggio e col manto
Del nostro regno. Consultate or voi,
Ed a l’afflitte e mal condotte cose
D’aita provvedete e di soccorso.
     535Surse allor Drance, quei che già s’è detto
Avversario di Turno. Era costui
Del regno de’ Latini un de’ più ricchi
E de’ più reputati cittadini:
Di fazïon, di séguito e di lingua
540Possente assai; ne le consulte avuto
Di qualche stima; nel mestier de l’armi
Codardo, anzi che no. La sua chiarezza
E ’l suo fasto venía da la sua madre
Ch’era d’alto legnaggio. Il padre a pena


[325-341]