Pagina:Eneide (Caro).djvu/611

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570 l’eneide. [145-169]

145Rapidamente; addur si fece avanti
I suoi cavalli, e le fattezze e ’l fremito
Notando, se ne gode, e ne concepe
Speme e vittoria; chè di razza usciti
Eran già d’Orizía, da cui Pilunno
150Ebbe giumente e corridori in dono,
Che di candor la neve, e di prestezza
Superavano il vento. Avean d’intorno
I valletti e gli aurigi che palpando,
Forbendo e vezzeggiando, in varie guise,
155Gli facean lieti, baldanzosi e fieri.
Fatte poscia venir l’armi, si veste
La sua corazza d’oricalco e d’oro
E dentro vi s’adatta e vi si vibra
Con la persona. Imbracciasi lo scudo,
160Pruovasi l’elmo; e la vermiglia cresta
Squassando, il brando impugna, il fido brando
Da lo stesso Volcano al padre Dauno
Temprato in Mongibello a tutte pruove.
Alfine un’asta poderosa e grave,
165Ch’appo un’alta colonna era appoggiata
In mezzo de la casa, in man si pianta,
Spoglio d’Àttore aùrunco. E poichè l’ebbe
Brandita e scossa, Asta, gridando disse,
Ch’a le mie fazïoni unqua non fosti


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