Pagina:Eneide (Caro).djvu/622

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[420-444] libro xii. 581

420(Mirabile a vedere!), in un momento
Stridendo si rivolsero, e ristretti
In densa nube, ond’era il ciel velato,
La nimica assaliro. E sì d’intorno
La cinser, l’aggirâr, l’attraversaro,
425Ch’a cielo aperto, u’ dianzi erano in fuga,
Le fer gabbia, ritegno e forza, al fine
Che, gravata dal peso e stretta e vinta,
De la lena mancasse e de la preda.
Il cigno dibattendosi, da l’ugne
430Sovra l’onde gli cadde: ed ella scarca,
Da la turba fuggendo al cielo alzossi.
     I Rutuli a tal vista con le grida
Salutâr pria l’augurio: indi a la pugna
Si prepararo. E fu Tolunnio il primo,
435Ch’augure, incontro al patto anzi le schiere
Si spinse armato, e disse: Or questo è, questo
Ch’io desiava; e questo è quel ch’io cerco
Ho ne’ miei voti. Accetto e riconosco
Il favor degli Dei. Me, me seguite,
440Rutuli miei. Con me l’armi prendete
Contro al malvagio che di strana parte
Venuto con la guerra a spaventarci,
Ha voi per vili augelli, e i vostri lidi
Così scorre e depreda. Ma ritolto


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