Pagina:Eneide (Caro).djvu/627

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586 l’eneide. [545-569]

545S’accese, e gridò l’armi, e sopra al carro
D’un salto si slanciò, spinse i cavalli
Infra’ nemici, e molti a morte dienne.
Molti ne sgominò, molti n’infranse,
E con l’aste, fuggendo, ne percosse.
550Qual è de l’Ebro in su la fredda riva
Il sanguinoso Marte, allor ch’entrando
Ne la battaglia, o con lo scudo intuona,
O fulmina con l’asta, e i suoi cavalli
Da la furia e da lui cacciati e spinti
555Ne van co’ venti a gara, urtando i vivi,
E calpestando i morti; e fan col suono
De’ piè fino agli estremi suoi confini
Tremar la Tracia tutta, e van con essi
Lo spavento, il timor, l’insidie e l’ire,
560Del bellicoso Iddio seguaci eterni;
In così fiera e spaventosa vista
Se ne gía Turno, la campagna aprendo,
Uccidendo, insultando, e di nemici
Miserabil ruina e strage e strazio
565Or con l’armi facendo, or co’ destrieri
Che sudanti, fumanti e polverosi,
Spargean di sangue e di sanguigna arena
Con le zampe e con l’ugne un nembo intorno.
Stènelo, ne l’entrar, Támiro e Polo


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