Pagina:Eneide (Caro).djvu/628

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[570-594] libro xii. 587

570Condusse a morte; i due primi da presso,
L’ultimo da lontano. E da lunge anco
Glauco percosse e Lado: i due famosi
Figli d’Imbráso, ne la Lícia nati,
Da lui stesso nutriti, e parimente
575A cavalcare e guerreggiare instrutti.
     Da l’altra parte Eumède, il chiaro germe
De l’antico Dolóne. Il nome avea
Costui de l’avo, e l’ardimento e i fatti
Seguia del padre, che de’ Greci il campo
580Spiare osando, osò d’Achille ancora
In premio de l’ardir chiedere il carro.
Ma d’altro che di carro premïollo
Il figlio di Tidèo; nè però degno
D’un tanto guiderdone unqua si tenne.
585Turno, poscia che ’l vide (che da lunge
Lo scòrse) con un dardo il giunse in prima:
Indi a terra gittossi: e qual trovollo
Di già caduto e moribundo, il piede
Sopr’al collo gl’impresse, e ne la strozza
590Lo suo stesso pugnal cacciògli, e disse:
Troiano, ecco l’Italia, ecco i suoi campi,
Che tanto desïasti: or gli misura
Costì giacendo. E questo si guadagna
Chi contra a Turno ardisce; e ’n questa guisa


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