Pagina:Eneide (Caro).djvu/637

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596 l’eneide. [795-819]

795Ov’ei si fusse, e dietro non gli mosse,
Ch’ella co’ suoi corsieri in più diversa
E più lontana parte non fuggisse.
Or che farà, ch’ogni pensiero, ogni opra,
Ogni disegno gli rïesce invano?
800E i pensier son diversi? Ecco Messápo,
Che per lo campo discorrendo intanto
D’improvviso l’incontra. E sì com’era
D’una coppia di dardi a la leggiera
Ne la sinistra armato, un ne gli trasse
805Dritto sì che fería; se non ch’Enea
Gli fece schermo, e rannicchiato e stretto
Chinossi alquanto. E pur ne l’elmo il colse
E ’l cimier ne divelse. Irato surse;
E poichè da’ nemici attorneggiato
810Si vide, e che i cavalli eran di Turno
Di già spariti, a Giove, ai sacri altari
Del vïolato accordo e de l’insidie
Molto si protestò: poscia tra loro
Gittossi impetuoso, e strazio e strage
815Prosperamente, ovunque si rivolse,
Ne fece a tutto corso; e senza freno
Si diede a l’ira ed a la furia in preda.
     Or qual nume sarà ch’a dir m’aiti
Le tante occisïoni e sì diverse


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