Pagina:Eneide (Caro).djvu/642

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[920-944] libro xii. 601

920E sì come raccolti, armati e stretti
S’eran già fermi, in mezzo alto levossi
E cosí disse: Udite, e senza indugio
Fate quel ch’io dirò. Giove è con noi.
E perché sì repente io mi risolva
925A questa impresa, non però di voi
Alcun sia che men pronto vi si mostri.
Oggi o che re Latino al nostro impero
Converrà ch’obbedisca e freno accetti;
O che questa città, seme e cagione
930Di questa guerra, e questo regno tutto
A foco, a ferro ed a ruina andranne.
E che deggio aspettar? Che non più Turno
Fugga, sì come fa, la pugna mia?
E che vinto una volta, si contenti
935Di combattere un’altra? Il capo e ’l fine,
Cittadin miei, di questa guerra è questo.
Via, col foco a le mura e con le fiamme
Ne vendichiam del vïolato accordo.
     Avea ciò detto, quando ognuno a gara
940E tutti insieme inanimati e stretti
Di conio in guisa, qual intera massa,
Appressâr la città. Vi furon preste
Le scale e ’l foco. Altri assalîr le porte,
944E questi e quelli occisero e cacciaro,


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