Pagina:Eneide (Caro).djvu/665

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624 l’eneide. [1494-1517]

     Mentre così confuso e forsennato
1495Si sta, la fatal asta Enea vibrando,
Apposta ove colpisca, e con la forza
Del corpo tutto gli l’avventa e fere.
Machina con tant’impeto non pinse
Mai sasso e mai non fu squarciata nube
1500Che sì tonasse. Andò di turbo in guisa
Stridendo, e con la morte in su la punta
Furïosa passò di sette doppi
Lo rinforzato scudo; e la corazza
Aprendo, ne la coscia gli s’infisse.
1505Diè del ginocchio a questo colpo in terra
Turno ferito. I Rutuli gridaro;
E tal surse fra lor tumulto e pianto,
Che ’l monte tutto e le foreste intorno
Ne rintonaro. Allor gli occhi e la destra
1510Alzando in atto umilmente rimesso,
E supplicante: Io, disse, ho meritato
Questa fortuna; e tu segui la tua:
Chè nè vita, nè venia ti dimando.
Ma se pietà de’ padri il cor ti tange
1515(Chè ancor tu padre avesti, e padre sei),
Del mio vecchio parente or ti sovvenga.
E se morto mi vuoi, morto ch’io sia,


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