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148 capitolo iii


3) spiega bene lo svilupparsi delle funzioni vicarie, in seguito all’estirpazione di qualche parte della corteccia cerebrale.

Ora la disposizione fisiologica delle vie nervose a divenire più permeabili alle correnti da cui furono ripetutamente percorse, tende a produrre la fissità delle vie associative, porgendo così il fondamento più naturale della legge psicologica di associazione per abitudine, siccome è stato notato fino da Descartes e da Locke1.

Ma all’incontro della suddetta tendenza agiscono i molteplici stimoli esterni, e le mutue reazioni delle stesse correnti cerebrali, le une sulle altre.

Perciò in un modello che abbracci generalmente tutta la serie dei processi cerebrali, rappresentati come un sistema di correnti, le vie associative non potrebbero ritenersi nettamente localizzate.

Ma riferiamoci ora ad una seconda considerazione, cioè al fatto generale della inibizione esercitata dai centri superiori sugli inferiori.

Se in un dato processo intervenga un atto inibitorio ad isolare, per dir così, le correnti dalle azioni perturbatrici delle correnti vicine, apparirà naturale di supporre che queste risultino, fino a che duri l’inibizione, localizzate entro vie fisse.

La nostra seconda ipotesi fondamentale si può dunque ritenere giustificata, se si ammette che «all’affermazione di un oggetto del pensiero logico, o alla supposizione di un concetto, corrisponda un atto inibitorio che agisce sui processi fisiologici corrispondenti, nel modo anzidetto».

L’ipotesi della localizzazione del pensiero nei processi logici, può essere intesa del resto in largo senso. Il modo di esporla più chiaramente consiste nel riferire gli oggetti pensati a parti istologicamente determinate dei tessuti cerebrali, come esse si mostrano all’esame microscopico, cioè a gruppi di cellule o di fibre. Ma non è veramente necessario di dare alla teoria questo preciso significato anatomico; ciò che in ultima analisi giuoca nelle spiegazioni seguenti è una certa invarianza dei processi cerebrali che si compongono in un processo più complesso durante l’associazione logica, ed una tale invarianza potrebbe anche venire intesa in sensi diversi.


§ 40. Spiegazione degli assiomi.

Vediamo in qual modo le ipotesi adottate sul meccanismo del processo logico permettano di spiegare il rapporto fra le leggi del pensiero ed i fatti implicati dalla realtà obiettiva della Logica.

Il rapporto fondamentale è che «le proprietà reali degli insiemi di oggetti, sotto certe condizioni d’invarianza di questi, vengono espresse dagli

  1. W. James: «Principii di Psicologia», trad. it., pag. 403, dice che la scienza moderna non ha trovato da perfezionare questa antica spiegazione.