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introduzione 17


Il valore psicologico dell’assoluto è inerente alle condizioni del progresso innanzi descritto. E sarebbe facile di fornire prove storiche.

L’illusione di trascendere la serie indefinita dei fini risponde al bisogno di cercare al di là un termine al dubbio angoscioso, risolvendo con un imperativo autorevole i conflitti del volere.

In questo senso l’assoluto, pittostochè un’idea direttiva, è una condizione liberatrice dello spirito, per cui tutte le facoltà si concentrano e si esaltano in un punto solo, mentre ogni estraneo impulso ed ogni critica resta inibita dalla coscienza: credo quia absurdum est.

Siffatto stato dell’animo, essenzialmente emotivo e religioso, costituisce un problema per lo psicologo, ma il filosofo della conoscenza non ha motivo d’interessarsene.

Spiegare come e perchè, coll’affievolirsi della fede religiosa, nell’epoca moderna, l’assoluto sia divenuto oggetto di una ricerca che volle costituirne la scienza, sarebbe certo istruttivo, e non soltanto sotto l’aspetto storico. Ma una tale spiegazione esigerebbe una più lunga disamina.

A noi basta di fare emergere dalle considerazioni precedenti che l’assoluto, preso come oggetto di costruzione razionale, non è più assoluto, e, per la critica stessa, perde il valore di un imperativo sovrapponentesi a tutti i fini della volontà, a tutti i motivi intellettuali e sensibili.

Che cosa rimane dunque di quella pretesa Metafisica, se non un documento dello spirito umano, debole e dominatore ad un tempo?

Icaro librato a volo pei cieli precipita negli abissi del mare.

La ragione scoraggiata profonda nell’inconoscibile.


§ 16. Sostanza e apparenza.

Abbiamo veduto come il sofisma enunciato generalmente dicendo che «il relativo suppone l’assoluto», si appoggi ad un’illusione verbale, nascondente un processo di definizione vuoto di senso.

Tutte le antinomie consimili, di cui è piena la Filosofia classica, si spiegano in un modo analogo. Esse possono mettersi sotto la forma di un processo infinito, o presentarsi in aspetto di semplice negazione; ma in quest’ultimo caso si tratta di una negazione puramente formale, che ci serve a costruire medesimamente una parola priva di significato.

Le antinomie di questo genere, essendo vere fino ad un certo punto, quando non si dia ai termini un senso rigoroso, traggono appunto da ciò tutta la loro forza.

Si parla, p. es., della sostanza delle cose, in contrapposto alla loro apparenza. Invece diamante e cristallo di rocca, sotto una simile apparenza nascondono sostanze affatto diverse.

In tali casi si stabilisce una distinzione importante, fra le sensazioni im-

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