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estensione della meccanica 285

e ad accogliere quindi nuovi postulati sulla trasformazione di queste. Appunto in tal senso procedono, con intedimenti utilitarii, certi nuovi sviluppi nel campo della Fisica-chimica1.

Non è nostro proposito di farne l’esame.

Vogliamo invece raffrontare qui, sotto varii aspetti, le concezioni fondamentali della Meccanica energetica e della Meccanica classica.

Abbiamo già rilevato (cap. V § 20) che la critica delle circostanze determinanti del moto tende a distinguere:

1) i caratteri interni dal corpo mobile, a cui si riferiscono le rappresentazioni conducenti al concetto della massa;
2) le relazioni esterne, cioè il campo di forze entro cui il corpo si muove.

Le locuzioni «interno» ed «esterno» hanno qui un significato relativo. Sono presi come elementi interni i dati forniti da esperienze sul corpo, dove intervengono bensì altri corpi (istrumenti ecc.), ma che restano indipendenti dal movimento di cui è proposta la determinazione, cioè che possono effettuarsi sul corpo, a volontà, p. es. in condizioni di quiete. Sono presi invece come dati esterni al corpo mobile quelle condizioni di cui si può constatare l’azione portando entro il campo un altro corpo qualsiasi (a parità di massa); ed è per astrazione che questi dati, indipendenti in una certa misura dal corpo mobile, si considerano come esterni ad esso.

Ora abbiamo già avuto occasione di notare che la distinzione schematica suaccennata corrisponde imperfettamente alla realtà, quando si riguardino i fatti conosciuti nella loro più vasta estensione. Infatti da una parte il confronto delle masse di corpi chimicamente irriducibili ci conduce ad esperienze di movimento, ove entrano, almeno implicite, le forze. D’altra parte i campi di forze newtoniani ci mostrano già una dipendenza della forza, che si vuol prendere come dato esterno, dalla massa su cui essa agisce; ed i fenomeni elettrici ecc. c’indicano di più una dipendenza delle forze stesse dallo stato fisico del corpo mobile, cioè da caratteri di esso che, in una prima intuizione almeno, si presentano come interni.

Lo sviluppo di simili considerazioni induce naturalmente a ritenere fittizia la distinzione rappresentativa fra caratteri o rapporti interni ed esterni di un corpo, presa in un senso generale.

Questa critica investe la stessa idea che ci formiamo della materia, a cui si riattacca la distinzione precedente.

Si dovrà dunque intendere che l’attribuire certe proprietà ad una materia, significa riconoscere l’associazione di certi dati fenomenici che vien fatta corrispondere astrattamente ad un oggetto, il corpo materiale, soprattutto perchè

  1. Cfr. Duhem, l. c.