Pagina:Enriques - Problemi della scienza, 1906.djvu/330

Da Wikisource.
310 capitolo vi


Tale determinazione del modello risulta dal confronto delle varie radiazioni, in ispecie dalle differenze fra i raggi di elettroni negativi e i raggi di elettroni positivi (raggi canali, raggi α del radio).

La teoria elettrica della materia conduce ad una teoria elettrica delle forze. Le forze interne della materia (elastiche, chimiche ecc.) vengono rappresentate come resultanti dalle azioni che si esercitano fra gli elettroni costituenti; la gravitazione ammette pure, come diremo, una spiegazione elettrica.

Si deduce quindi che le leggi del moto di un corpo, riguardato come punto materiale, sono le stesse che reggono il moto di un elettrone; cioè il movimento è rappresentato dall’equazione vettoriale


fg = mg ag,


che è, nella forma, analoga all’equazione newtoniana, ma dove la massa elettro-magnetica mg non è più una costante, bensì dipende dalla velocità e dalla direzione del moto rispetto a quella g della forza.

Ora mg è la somma dei vettori corrispondenti agli elettroni che costituiscono il corpo (punto materiale) in moto, e dipende quindi:

1) Dai movimenti interni degli elettroni negli atomi o nelle molecole.

Non si può dire che le velocità di questi movimenti sieno trascurabili di fronte a quella della luce, giacchè accade di fare l’ipotesi che esse sieno notevolmente superiori alle velocità dei moti consueti. Ma se le dimensioni della particella di materia sono grandi rispetto a quelle dell’elettrone, la massa elettro-magnetica totale che corrisponde ai suddetti moti interni proviene da un computo di media e può quindi ritenersi come una costante.

2) Dal movimento esterno o visibile della particella materiale.

Ma trattandosi di velocità piccole rispetto alla velocità della luce, questo moto esterno non modifica sensibilmente la massa elettro-magnetica.

In definitiva dunque mg può ritenersi come una costante, cioè: per velocità relativamente piccole le leggi del moto della Dinamica elettrica trovano un espressione approssimata nelle leggi della Dinamica newtoniana.

Questa conclusione è molto interessante. Essa rappresenta una inversione nel problema classico della filosofia meccanica. In luogo di spiegare i fenomeni elettro-magnetici con un modello meccanico, si riesce a porgere un modello elettrico della Meccanica stessa, il quale implica anzi una presunta correzione di questa.

Tale è il resultato a cui fa capo il tentativo più progredito di unificare le forze, nell ordine delle idee newtoniane: ne esce fuori una Dinamica non newtoniana da cui le leggi classiche derivano come caso limite!