Pagina:Enriques - Problemi della scienza, 1906.djvu/65

Da Wikisource.

fatti e teorie 53

realtà del presente e del futuro, ed implica (per mezzo di associazioni indirette) certe attese determinate. Sotto questo aspetto diventa possibile di sceverare il reale e il non reale del passato, e di apprezzare l’errore dei ricordi. Un’impressione mendace è cancellata dal nostro mondo (a parte certi riflessi psicologici) ove sia scordata; ma non così un fatto, che annodandosi per via di rapporti col presente, vive ancora, intorno a noi, nelle sue tracce.

In questo senso la realtà storica importa essa pure la credenza in una serie di invarianti, quando essa sia presa in un largo senso come una supposizione, intermediario associativo delle sensazioni attuali e future.


Fin qui abbiamo assunto, anche nella visione del passato, quell’atteggiamento attivo dello spirito, che tiene gli occhi rivolti sul presente e sull’avvenire. Ma non si può disconoscere che un diverso atteggiamento contemplativo del passato, considera in altro modo il decorso delle sensazioni, idee, volizioni. Secondo questa intuizione propriamente storica, i ricordi vengono riavvicinati in guisa da ricostruire nella sua successione temporale la nostra vita psichica e rievocare quindi, in una rappresentazione sintetica, le emozioni che vi sono connesse.

Ora codesta ricostruzione storica interessa il problema del reale, proseguito secondo una intuizione scientifica, in quanto conduce ad analizzare meglio il concetto di sensazioni o volizioni riproducibili.

In tale concetto è implicita la possibilità di confrontare codesti dati elementari del presente e del passato, di riconoscere cioè una sensazione passata in una presente. Ma la ricostruzione anzidetta ci avverte che questo riconoscimento non è un giudizio d’identità; che almeno l’intensità delle sensazioni, e lo stato emotivo connesso, si affievoliscono nei ricordi; che insomma i nostri dati elementari, presi per riguardo ad uno stato di coscienza, posseggono una individualità caratteristica nel tempo.

Sembra che si sia abusato di questa osservazione, in certi recenti indirizzi antiscientifici del pensiero. La sola conseguenza legittima che se ne deduce, è che le sensazioni e volizioni considerate come uguali, possono distinguersi in un ordine più esteso di considerazioni (dica chi vuole, che sono soltanto simili), e che perciò codesti dati entrano a costituire il reale soltanto come elementi astratti, cioè rappresentanti di certi elementi (riconoscibili) che si corrispondono entro gruppi diversi di sensazioni e volizioni effettive.

Ora, se da ciò si vuol trarre che le attese contenute nella conoscenza del reale, e le stesse prove verificatrici, hanno sempre un carattere approssimato, onde al riconoscimento di sensazioni note si aggiunge ogni volta qualcosa di nuovo e si toglie dell’antico, non si dirà veramente nulla di peregrino, nulla di opposto al modo relativo di considerare la conoscenza, che la filosofia positiva ha comune colla gente del volgo.