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4 marc'antonio epicuro

Deh trova un ferro, or ferm’alquanto il piede,
dallo in mia man, che forse oggi sper’io
trovar nel ferr’almen qualche mercede;
o trammi tu dal cor di sangue un rio!
Deh, non temer, comincia il petto aprire,
impara esser crudel nel sangue mio.
Ecco qui il corpo, ovunque il vuoi ferire.
Ma, per mercé, mi tronca prima e svelli
la lingua che peccò per troppo ardire.
Gui. A che pur sconsolato rinnovelli
la cagion del tuo mal cosí sovente?
Se’l duol t’ancide ognor, ché ne favelli?
Vec. Facciol, ch’ognun che qui d’intorno sente,
pianga di mia sventura e si condoglia
di questa vecchia etá cieca e dolente.
Come non scoppi, o cuor, per si gran doglia?
Come non t’apri? di’, come sostieni,
terra crudel, questa malnata spoglia?
Gui. Deh, piú non ti lagnar, deh, miser, vieni;
forse chi sa, se il ciel dal crudo scempio
ti toglia e serbi a giorni piú sereni,
miracolo agli amanti, al mondo essempio!


SCENA II

Il secondo cieco, il Geloso, senza guida sopraggiunge e cosí dice:


Aprite il passo al cieco,
che non ha guida seco; aprite e date
il passo per pietá te, acciò si senta
la pena che il tormenta, affligge e nuoce.
Dolor, alza la voce, accresci il pianto,
e sien dolenti tanto mie querele,
ch’ogni anima crudele in questa via
pietosa oggi mi sia d’una parola,