Pagina:Epistole di Dante Allighieri.djvu/9

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ma: ma ben lungi dal doversi ciò ascrivere a difettosa superfluità, ne verrà invece ai lettori meglio chiarita con loro profitto e soddisfazione la materia; trattandosi per lo più d’avvenimenti di un epoca in cui la critica storica ha dovuto di molto esercitarsi, per trarne qualche lume che ne disnebbiasse la conoscenza.

V. La prima delle cinque Epistole col nome espresso di Dante, e prima pure nel Codice, cioè la famosa ad Arrigo di Lussemburgo, era già stata raccolta e stampata sola fra tutte sopra un altro Codice, con l’antico volgarizzamento creduto di Marsilio Ficino e poi col recente del sig. Fraticelli;1 ma per le molte e grandi varietà che incontransi col testo Vaticano (incirca cinquanta sono i luoghi rettificati o migliorati con esso), può riguardarsi come nuova; ed è per ciò che va posta fra le inedite. Riguardo alla quale ben s’avvide il prelodato moderno volgarizzatore, ch’era da cercarsi dove che fosse una lezione migliore della stampata; e in alcune correzioni che adottò, seguendo le sagaci congetture del Prof. Witte, parve quasi presentire le varianti Palatine. La versione, che noi pubblichiamo, doveva essere conforme alle più rette e genuine dizioni del nostro Codice.

VI. Circa le tre, aventi nel MS. il terzo, quarto e quinto luogo, e che portano il titolo della contessa di Battifolle, è d’uopo avvertire che Dante, errando per le terre di Toscana, fu ospitato da Caterina in Poppi, allora castello de’ conti Guidi nel Casentino, d’onde egli scrisse la surriferita Epistola ad Arrigo.2 Ora la contingenza del tempo e del luogo, e il dire del Boccaccio che la Contessa fece eziandio comporre al Poeta alcuni versi, ne inducono a credere ch’ella adoperasse altresì la penna di lui scrivendo alla Imperadrice. Che se ripugnar paresse il dettato alquanto umile, e nudo di quella fierezza ch’è la propria stampa di tutte le opere Dantesche, si può

  1. Ed. cit., pag. 213 a 249.
  2. La data di questo luogo toglie di mezzo tutti i dubbii e le congetture dei precedenti editori della lettera ad Arrigo VII, ov’è in fine la vaga indicazione sotto la fonte d’Arno. Vedi ivi la nota u) sul proposito.