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sciplina, ed atte a infingardirli alla gnerra. Egli fu il primo che gli distolse dal vitto duro e grossolano, dall’essere faticatori, disciplinali, e rispettosi a’ loro generali, infemminendoli co’ denari e colle mollezze.

Avendo dunque ordinato, a suo parere ottimamente, tali faccende, se ne venne in senato, e, asceso il trono imperiale, cominciò con minaccioso discorso a infierire contro gli amici di Albino, esibendo alcune lettere in cifra che area presso quello ritrovato, scagliando improperj a quelli che diceva aver presentato Albino di magnifici doni, e apponendo agli altri la soverchia loro dimestichezza con Negro, ovvero con esso Albino. Con tali pretesti i principali senatori, e quanti vi eran di più nobili e di più ricchi, tutti senza differenza alcuna mandava alla morte; dicendo vendicarsi de’ suoi nemici, ma più veramente gratificando la sua avarizia, della quale più che alcun altro principe fu vilissimo schiavo. Imperocché siccome ogni più lodatissimo non potrebbe vantaggiarlo di costanza d’animo, di perseveranza nelle fatiche, e di gloria nell’arte militare, così la rabbiosa fame dell’oro non gli facea sparagnare per accumularlo nè assassinj crudelissimi, nè veruna spezie di scelleragini: di maniera che in tutto alieno dall’affezionarsi la benevolenza comune, reggea gli ani-