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istoria libro iv. | 155 |
manita una musica di ogni spezie d’istromenti, faceano risuonare le vie di suoni dolci ed armonici. Profumarono l’aria dell’odor degli aromati e di altre squisite spezierìe, illuminarono tutta la città, e da per tutto la fiorirono di fiori per fargli onore.
Entrato che fu Antonino, andette subito a visitare il tempio, ed immolate molte ostie, e sparso molto incenso sugli altari, passò alla sepoltura di Alessandro, ove depositò la porpora imperiale, e i suoi anelli tempestati di preziosissimi gemme, la militare cintura, ed ogni altra cosa preziosa che avea indosso. Tali cose vedendo gli alessandrini, oltrèmodo lieti notte e dì lo festeggiavano, non sapendo qual’odio contro loro covasse in seno. Adoperava egli queste finzioni per aver campo di tagliare a pezzi tutta la popolazione. La cagione di questo occulto odio era tale: gli era stato rapportato al tempo che si trovava in Roma che, vivente il fratello, ed anche dopo la sua morte, aveano gli alessandrini mordacemente inveito contro di lui. E veramente sono essi di natura beffeggiatrice, e pajono fatti apposta per dileggiare e schernire, avendo sempre in bocca delle facezie che scagliano contro i migliori e i più potenti, e che parendo a loro piacevolezze, sono da’ beffeggiati riputate impertinenze. E questi tanto più ne son punti,