Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 111 — |
Veglianti sulle giuste opre e malvage,
Nell’invisibil aer presenti ovunque.
V’è di Giove la vergine figliuola,
Dice, agli Olimpii numi augusta e sacra.
Or quando nequitoso alcun la oltraggia,
Ella dei genitor s’asside al fianco,
E gli spone del reo l’opre perverse,
Perchè il popolo sconti il fio dovuto
Al delitto dei re, pravi di mente,
Nel ministerio di giustizia iniqui.
Regi di doni ingoiatori a questo
Pensate, e il vostro giudicar sia retto,
E abborite ogn’intrigo. In sè medesmo
Ritorce il danno chi l’ordisce altrui;
Pravo disegno esizïoso torna
A chi lo machinò. L’occhio di Giove,
Che tutto scorge e sa, vede pur queste
Opre malvage, nè le oblia, se vuole;
Vede quale giustizia in seno alberghi
Questa città. Non io, non il mio figlio
Esser giusto potria solo fra tutti,
::306 – 270