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Di saëttare l’infocata vampa,
Che di sudor ne immolla, e il sommo Giove
Di piogge autunno irriga, e all’uom più snelle
Le sue membra si fan (chè Sirio allora
Più vago della notte il dì vïaggia
Men sul capo al mortal sacro alla Parca)
Scevro di vermi affatto è allora il bosco
Del ferro al taglio; al suol sparge sue frondi,
Nè dà germi novelli. Orti sovvenga,
Che questo a tagliar bosco è il tempo adatto.
Fatti un mortaio11 o di tre piè, un pestello
Di tre cubiti, e un asse, il quale sia
Di sette piè se acconcio il vuoi; se d’otto,
Farne potresti un mazzapicchio. Un carro
Di dieci spanne armarti dèi di ruote,
Che tre n’abbiano d’orbe. In traccia vanne
Di curvi legni all’uopo; e ove di leccio
Te n’offra il monte o il pian recali in casa,
E fanne il bure, che è il più saldo all’opra
Di bovi aranti, se di Palla il servo
Ben nel dental lo infigga, e con chiavelli
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