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     Dell’alma Citerea gustando i doni.
Poich’ella dunque con un Dio corcossi,
     E con un grande, illustre eroe, due figli
     Nella Tebe settempila produsse,
     D’impari cor benchè gemei: di spirti
     Men generoso l’uno, Ificle; l’altro
     Magnanimo mortal, prode e temuto,
     Ercole il forte: questo ebbe dal nume
     Che addensa i nembi, e quel dal valoroso
     Anfitrïone: l’un di umano seme,
     L’altro di Giove, che sui numi ha il seggio....
E anche Cigno, il magnanimo Aretide,
     Per man d’Ercole cadde. Egli nel tempio
     D’Apollo arciero lo scontrò col padre
     Marte di pugne insazïato. Entrambi
     Siccome fiamma rilucean nell’armi
     Ritti sul cocchio. I corridor veloci
     Scotean coll’ugne scalpitanti il suolo.
     D’intorno al cocchio concitato un nembo
     Sollevossi di polve, e i numi avvolse,
     E i bei cocchi e le ruote intorno intorno

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