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Pagina:Esiodo - Poemi, 1873.djvu/229

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     Fea risonar dei corridor la foga.
     Il fiero Cigno in cor gioía sperando
     Spogliar di Giove il figlio e in un l’auriga
     Dell’armi rilucenti, e sè vestirne.
     Ma Febo nol fe pago, anzi destogli
     Contro l’Erculea forza. Il bosco tutto
     Rifulse e il tempio del Pegasio Apollo
     Dell’armi al lampio e del feroce nume,
     Le cui luci rotavano faville.
Or qual mortale fargli fronte osava
     Ercole tranne e il generoso Iola?
     Chè grand’era lor forza, e invitte braccia
     Sorgean loro dagli omeri su salde
     Granate membra. Al suo valente auriga
     Ercole allor favella: «Eroico Iola,
     A me il più caro fra i mortali, assai
     Offese Anfitrïon gli Dei beati,
     Cittadini d’Olimpo, allorchè anciso
     Elettrïon pel lati-fronte armento,
     Abbandonò la nobile Tirinto,
     E si recò nella turrita Tebe.

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