Arïon destramente aggira e reggi,
E quanto puoi m’aïta.» E così detto,
Veste i gambier di fulgid’oricalco,
Insigne dono di Vulcano; il petto
Serra nella corazza aurata, e bella
Di squisito lavor, datagli in dono
Da Pallade Atenea figlia di Giove,
Quando in procinto d’affrontare egli era
Gli aspri perigli. Schermidore un brando
Agli omeri sospende il fiero eroe;
La faretra capace al tergo adatta,
Piena di molte rigide saëtte,
Del mortale silenzio apportatrici,
Ch’hanno in cima la morte, e stillan pianto;
Liscio, largo hanno il mezzo e il fondo ascoso
D’ala d’aquila fosca. Asta tremenda,
Onde di rame folgora la punta,
Egli brandisce; all’immortal sua testa
Adatta, e calca sulla fronte, un elmo
Robusto e a fregi, e ben temprato all’uopo,
Che d’Ercole divin protegga il capo.
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