Imbraccia quindi il ben fregiato scudo,
Non mai spezzato da rival, non mai
Solo contuso: maraviglia al guardo!
Tutt’intorno di marmo e bianco avorio,
D’ambra e di fulgid’or, spartiti in cerchi
Da lamine cerulee, ampio risplende.3
Un tremendo dragon con occhi accesi
Guata torvo dal mezzo, e fitta siepe
Mostra di bianchi, crudi, avidi denti
Di sopra al fronte orribile gli aleggia
La Dira che i mortali eccita all’armi;
Empia, che toglie il senno e il core acceca
Di chi al figlio di Giove osa far guerra,
E l’alma all’Orco ne travolve, e l’ossa
Entro la pelle putida ne secca
L’adusto Sirio della terra in grembo.
Effigiato v’è l’Urto ed il Rïurto,
Il Tumulto, il Terrore e l’Omicidio,
E v’infuria la Zuffa e la Contesa.
L’atra Chere un ferito ancor spirante,
Un che mozze ha le orecchie, ed un già spento
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