Pagina:Esiodo - Poemi, 1873.djvu/244

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     E n’echeggiaro i clivi. Ercole il forte
     Così primo favella: «O stolto Cigno,
     Perchè i ratti corsier contro ne spingi,
     Contro noi già temprati in duri rischi?
     Il tuo lucente cocchio or via ritraggi
     Da banda, e cedi il passo. Io drizzo il corso
     Al re Cëice, che possente e giusto
     Sovra Trechine impera: e tu lo sai;
     Poi che la figlia sua cerula gli occhi,
     Temistona impalmasti.... Or via ti dico
     Chè se a tenzone scendiam noi, camparti
     Vorrà Gradivo invan dal fato estremo.
     Rammenta, ch’altra volta ei l’asta mia
     Provò, quel dì che all’arenosa Pilo
     Mi si fe’ contro insazïabilmente
     Cupido di battaglia. Egli tre fiate
     Colto dalla mia lancia a terra cadde
     Collo scudo ammaccato. Furibondo
     D’un quarto colpo gli ferii la coscia,
     E molta carne gli stracciai: roverso
     Dell’asta all’urto nella polve ei giacque;

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