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ad Esiodo. Per quanto gli si voglia sottrarre, il suo nome vive immortale nel poema Lavori e Giorni, che punto non gli si contende. Ma non posso dispensarmi dall’osservare in genere, che molti versi furono interpolati nelle opere di lui da mani estranee.
Imaginiamo un tempo, in cui la sola memoria serviva di libro: la memoria spesso non è fedele; quindi confondeva talvolta brani d’un autore con quelli d’un altro. Confrontiamo infatti i poemi omerici ed esiodici, e vi troveremo molti passi comuni ad entrambi i poeti. Si pensi al tempo, in cui gli esemplari erano sì rari, e senz’ordine le loro parti diverse, si pensi che fu Pisistrato il primo ordinatore dei poemi di Omero. I rapsodi, o recitatori vaganti, nel declamare un brano d’un poeta eran naturalmente portati a inserirvi qualche cosa di proprio, a fare mutazioni, che loro paressero opportune alle circostanze. Così lo spurio si mescea col genuino: nessun freno era posto