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all’arbitrio. Sarà pure di leggeri avvenuto, che nella foga del declamare i rapsodi cucissero insieme brani di autori diversi tratti dal reciproco riferimento di essi, e li recitassero come cosa di quel solo autore, di cui si costituivano rappresentanti.
I rapsodi da un canto, dall’altro i copisti. I quali, o erano ignoranti, e leggendo male copiavano male, saltavano versi lasciando lacune, che gl’interpreti poi si facevan lecito di coprire del proprio; o erano colti e giudiziosi, e difficilmente poteansi astenere dal mutare o dal trasportare emistichii, versi, brani interi da un posto in un altro, o aggiungere addirittura versi di proprio conio, segnatamente là dov’essi vedevano o sognavano alterazioni, trasposizioni e lacune. Sarà pure avvenuto, che un interprete intento a chiarire un dato luogo del suo esemplare n’abbia, per vezzo d’imitazione o d’esercizio, scritto lo schiarimento in versi dandogli posto nel margine. Che avvenne? Dal margine