Pagina:Fabretti - Il Museo di Antichità della R. Università di Torino.djvu/6

Da Wikisource.
6

chire il Museo: altri erano acquistati d’altronde per le scoperte che di continuo si facevano in Italia; ond’è che il Museo torinese incominciò ad essere additato agli archeologi: acquistò poi meritata rinomanza per la raccolta che nel 1760 aveva procacciata il dottore Vitaliano Donati da Padova, indotto da re Carlo Emanuele ad un viaggio scientifico in Oriente. Spiccavano tra questi monumenti venuti dall’Egitto due pregevolissime statue di granito, l’una delle quali rappresenta Ramesse II, l’altra la dea Pacht.

Le invasioni francesi nel cadere del secolo xviii e nel principiare del xix privarono il Museo dei principali monumenti, che passavano ad ornare le gallerie di Parigi: sventura toccata ad altre città e provincie d’Italia; e si compievano per tal modo i desiderii del Niebuhr1, che indirizzava consigli ai commissarii della Repubblica intorno alla maniera più profittevole di privarE le Biblioteche italiane dei migliori codici greci e latini, promettendo alla Francia che così facendo acquisterebLe nuovi titoli alla riconoscenza dei dotti

  1. «La loi imposée au pape de livrer cinq cents manuscrits de ses bibliothèques, au choix des commissaires français, est digne de la lumière du DireCtoire exécutif, et aussi avantageuse pour tous les amis de l’antiquité que glorieUse pour la France». Così Niebuhr.