Pagina:Faggi - A proposito di Leonardo e della sfera del fuoco, 1935.djvu/6

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potenza maravigliosa di questo astro e la divina maestà del suo ufficio, che è quello di portare luce e calore a tutti i mondi sparsi per esso spazio tenebroso.

Ora si può domandare: Come fondavano i Peripatetici del tempo di Leonardo sulla fisica del loro maestro, cioè di Aristotele, una dottrina per noi così strana e curiosa come quella della frigidezza sostanziale del Sole? La risposta non è difficile.

Per Aristotele il cielo è formato d’un quinto elemento, l’etere, affatto diverso per natura e per essenza dai quattro che costituiscono il mondo sublunare e terrestre, aria, acqua, terra, foco: elemento adamantino, incorruttibile, eterno, divino. Come esso non è nè terra, nè aria, nè acqua, non è neanche fuoco; elementi questi tutti mutabili e trasformabili, mentre l’etere, la quinta essenza, è sempre identica a sè stessa. Si capisce da ciò facilmente come alcuni Peripatetici, contro i quali appunto Leonardo rivolge gli strali della sua critica, potessero sostenere che, non essendo il Sole fuoco, i suoi raggi non dovevano essere caldi per sè stessi, cioè per natura, ma acquistare questa virtù, cioè la virtù del calore, attraversando, prima di arrivare sulla terra, la sfera del foco.

Per altro, la vera e genuina dottrina di Aristotele è che il Sole (come tutti i corpi celesti) non sia effettivamente caldo, ma diventi tale, anzi diventi la sorgente del calore per tutto l’universo, in conseguenza del suo rapidissimo movimento circolare attraverso gli spazi del cielo. Basterà citare questo passo della Meteorologia 1, III, 341: «Del calore del sole si dirà più accuratamente nei libri intorno ai sensi, poiché il calore è un’affezione sensibile; ma si deve ora esporre da qual causa provenga, essendo gli astri per natura non caldi. A produrre dunque il calore basta il movimento (rivoluzione) del sole, che è celere ma non troppo lontano, mentre quello degli astri, pur essendo celere, è lontano, e quello della luna, pur essendo vicino è troppo lento»1.

  1. Sarà bene citare per intiero il testo aristotelico: περὶ δὲ τῆς γιγνομένης θερμότητος, ἣν παρέχεται ὁ ἥλιος, μᾶλλον μὲν καθ' αυτὸ καὶ ἀκριβῶς ἐν τοῖς περὶ αἰσθήσεως προσήκει λέγειν (πάθος γάρ τι τὸ θερμὸν αἰσθήσεώς ἐστιν), διὰ