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libro secondo 111

XV

A Cinara etrusca

( 1783 )

     Che pretendi da me, sprezzata Cinara,
se tutto gioco dal destin si muta?
Lagnati con gli dèi, che ti serbarono
alla vergogna dell’etá canuta.

     5Cangia la terra le vicende, l’arida
estate segue primavera, cede
questa all’autunno, e alla stagion pomifera
il vedovo di onor verno succede.

     L’ore ridenti omai per te fuggirono
10della ahi troppo fugace giovinezza,
ed all’autunno de’ tuoi diì t’involano
l’ore infeconde di fatal vecchiezza.

     T’amai; ma allor per cinque lustri fervida
di latte avevi il sen, di minio il labro,
15né ancor degli anni le rugose insidie
coprivi, industre, di smirneo cinabro.

     Or, agli scherzi ed alle risse facile,
cura ha dei giorni miei Fillide bella,
non per orgoglio o per capricci instabile,
20né prodiga in amar, bionda donzella.