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112 odi

XVI

A Francesco Sproni

contro i primi navigatori aerei

(1784)

     Sproni, di fervidi pensier, dall’animo,
stabil ne’ dubbi casi, magnanimo,
     ascolta i giambici modi del Lazio,
sacri alla fervida cetra d’Orazio.
     5Novello Archiloco, nel tosco intingere
non vuo’ le facili rime e costringere
     chi per invidia mi seppe offendere,
scherno del popolo, da un laccio a pendere.
     In me si spengono presto le furie,
10presto dimentico torti ed ingiurie,
e aborro i lucidi metri del lirico
     sparger di livido fiele satirico.
Solo deridere devo le povere
     follie degli uomini, che tentan muovere
15il fato e a fendere stolti s’arrischiano,
     mentre che i turbini lor dietro fischiano,
vinti dell’ardue montagne i culmini,
     l’inviolabile regno dei fulmini.
Facea ben triplice ferrato cerchio
     20a quell’indomito petto coperchio,
che primo spinsesi imperturbabile
     su barca fragile per l’onda instabile,
né lo trattennero gorghi né sabbia,
     non d’Euro e d’Affrico gli urti e la rabbia;
25ma, asciutto il ciglio, vide l’orribile
     gregge di Proteo nuotar terribile,
vide dei turgidi flutti l’orgoglio
     e l’epirotico temuto scoglio.
Ma piú del tirio nocchier fortissimo
     30osò quel gallico cuore audacissimo,