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116 odi

XIX

A Giuseppe Bencivenni, giá Pelli

(1784)

     Folle s’inalza su cerate penne,
Pelli, chi Artino d’emular procaccia:
nome infelice, piomberá nell’onda
pallido in faccia.

     5Artino è un fiume, che nel vasto letto
lucido scorre fra la ripa erbosa,
e in vitreo lago dopo lungo corso
cheto riposa.

     Degno d’alloro, se il roman coturno
10calza nel canto e l’armonia protegge,
se nei soavi numeri si perde
privi di legge,

     o di Megacle pel cretense amico
canti la pugna nella polve elea,
15il rege offeso, generosa Argene,
mesta Aristea;

     o spinga armato, per salvar la sposa,
Timante i riti a profanar del tempio;
o renda Arbace alla pietá dei figli
20nobil esempio;

     o pianga Ciro, o Cleonice additi
d’amor, di gloria fra i pensier divisa,
o fissi eterno nell’austriaco cielo
l’astro d’Elisa.