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210 | scherzi |
25Ove piú d’elci è fosco,
appenderá nel bosco
la mia zampogna Amor,
che intrecceran di fiori,
che cingeran d’allori
30le ninfe ed i pastor.
Al susurrar del vento,
con flebile lamento,
il pianto imiterá;
e su la muta sede
35albergheran la fede,
la gloria e l’amistá.
Qual mi ricopre il ciglio,
nunzio del mio periglio,
caliginoso vel!
40Qual per le pigre membra
tardo sentir mi sembra
serper nemico gel?
Per meste strade ignote,
d’aura e di luce vuote,
45mi sento trasportar,
e il legno inesorabile
per l’onda irremeabile
m’invita a navigar.
Pende sul guado estremo
50curvo il nocchier col remo,
che lento mai non è,
e, indifferente, seco
guida nel regno cieco
la plebe ignota e i re.
55Quante, di nebbia avvolte,
sul lido anco insepolte
ombre non veggio errar!
Su la sorda palude
tendon le braccia ignude,
60ma non la pòn solcar.