Pagina:Fantoni, Giovanni – Poesie, 1913 – BEIC 1817699.djvu/217

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scherzi 211



     Odo il latrar, che suole
con le trifauci gole
l’ingresso custodir.
     Ove le ancelle a Dite
65sorelle anguicrinite,
corron gli empi a punir...

     Ma qual raggio improvviso
su lo smarrito viso
aleggiando mi va?
     70Piú non mi guata Morte
losca, le luci torte;
piú l’arco in man non ha:

     veggo, all’usato lume,
che su l’inferme piume
75salma ancor viva io son.
     Voi difendeste, o dèi
pietosi, i giorni miei:
conosco il vostro don!

     Tu di votiva fronda,
80d’arabo odor circonda,
Fantoni, il sacro altar:
     vo’, benché tardo e stanco
se t’avrò meco al fianco,
i numi venerar,

     85e da l’eburnea cetra
spinger devoto all’etra
un inno alla pietá.
     Tessendo a morte inganni
deluderá degli anni
90l’ingorda crudeltá.