Vai al contenuto

Pagina:Fantoni, Giovanni – Poesie, 1913 – BEIC 1817699.djvu/368

Da Wikisource.
362 sciolti

V

Al Marchese di Fosdinovo

Carlo Emanuele Malaspina

     Metá dell’alma mia, lunense amico,
cui tutti del mio cuor svelò gli arcani
sinceritá con le ridenti labbra,
Carlo, tu sai se, dell’intatte muse
5puro ministro, di mentita lode
giammai sparsi i miei carmi, o fra ’l mendico
garrulo stuolo del venal Parnaso
sedetti, lusingando, umil cantore
alla mensa dei grandi. Alla mia cetra
10presiede ignuda veritá, la fama
non menzognera con l’eterne penne
la ricopre ridendo, e il suon che rende,
seguendo l’odi non frequenti, è sacro
a Fillide, agli amici ed agli eroi.
15Candido figlio di lontana terra,
spinto dal fato su l’amena sponda
ove da Mergellina in mar si specchia
l’oziosa Partenope beata,
de’ tuoi pregi al minor liberi versi
20vuol ch’io tessa, Agatirso; ed io, che certo,
favellando di te, son che non posso
contaminar la puritá degl’inni,
servo al vero, all’amico ed a me stesso.
Taccian coloro, il cui maligno orgoglio
25sprezza l’arte di Roscio, e folle insulta
di Garrick alla gloria. Uno di Tullio
fu l’amico e il cliente, e ne’ suoi fasti
libera Roma cittadin lo scrisse:
caro fu l’altro sul guerrier Tamigi,
30di servitú nemico, al volgo e ai saggi;
e allor che gli occhi e la feconda lingua