Pagina:Fantoni, Giovanni – Poesie, 1913 – BEIC 1817699.djvu/425

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     25e che celar conviene
ogni amoroso istinto,
che chi trionfa è vinto,
chi è vinto è vincitor.
     Che presso lui la spene
30è figlia del timore,
e che virtú l’errore
deve sembrar talor.

     Vivere nell’inganno
per ingannar sprezzai,
35e in mezzo all’òr cercai
novella servitú.
     Fabbro del proprio affanno,
sedea su del tesoro,
e pigro in mezzo all’oro
40ne desiava piú.

     Scossi quel giogo indegno,
che non volea lasciarmi,
e ricercai fra l’armi
l’insana libertà.
     45L’invidioso sdegno,
l’onore ed il disprezzo
m’offriro un giusto prezzo
di mia credulitá.

     Stanco d’ognor soffrire,
50ne’ miei pensier discorde,
le sacre aurate corde
mi piacque di temprar,
     e al mio dolor spiegare
libero il vol per l’etra:
55tu sol potesti, o cetra,
mie pene sollevar.

     Per te non sono ignoto
fra i solitari orrori
all’eco ed ai pastori,
60non sono ignoto ai re.