Pagina:Fausto, tragedia di Volfango Goethe, Firenze, Le Monnier, 1857.djvu/147

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parte prima. 139

Mefistofele. Ma e da noi pure si richiede qualche cosa.

Fausto. Un servigio vuole un servigio.

Mefistofele. Faremo buon testimonio che le ossa di suo marito riposano in Padova in luogo sacro.

Fausto. Capperi, tu se’ accorto! Avrem dunque da fare il viaggio prima.

Mefistofele. Sancta simplicitas! Nulla è da fare; testificate, e non vogliate sapere più innanzi.

Fausto. Se non sai trovare altro: partito noi siamo spediti.

Mefistofele. O, uomo da bene! Or cominciate a farvi scrupolo! Sarà forse questa la prima volta nella vostra vita che voi altesterete il falso? E non avete già voi e di Dio e del mondo e dell’uomo date formali definizioni con parole sicure, sfacciate, imperturbabili? quando dicevate: Questo gira i cieli; questo muove la mente; questo il cuore. E nondimeno, a voler mirare un po’ a fondo, voi ne sapevate ancor meno di quelle materie – voi nol potete negare — di quello che sappiale ora della morte del signore Spadaccini.

Fausto. Tu sei e sarai sempre un bugiardo e e un sofista.

Mefistofele. Sì, chi non ne sapesse più in là. Perchè, non andrai tu dimani, senza un rimorso al mondo, a trarre di senno la povera Margherita, giurandole che l’ami dalle viscere dell’anima tua?

Fausto. E di cuore glielo giurerò.

Mefistofele. E sia pure! Indi verranno le parole di amore eterno, di fede eterna: di un impulso, ordinato dai cieli, insuperabile, onnipotente. Ora usciranno pur queste dal cuore?