Pagina:Fausto, tragedia di Volfango Goethe, Firenze, Le Monnier, 1857.djvu/166

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158 fausto.

gliene succederebbe male. I giovani le strapperanno di capo la ghirlanda, e noi le sminuzzeremo la paglia in sull’uscio. (Parte).

Ghita, andando verso casa. Oimė, ed io ho potuto un tempo far tanti schiamazzi al fatto di qualche povera fanciulla! ho potuto senza carità alzarle la voce contro! Io non finiva mai di dire de’ peccati altrui; e per gravi che mi paressero io li aggravava vie più, nè sapeva darmene pace; e — beata me! — diceva, e insuperbiva scioccamente; ed ora sono io stessa nel peccato fin sopra i capegli.


LUOGO SOLITARIO A PIÈ DEGLI SPALDI.


In una nicchia della muraglia è una devota immagine della Mater dolorosa e dinanzi ad essa alcune ampolle di fiori.

GHITA pone fiori freschi nelle ampolle.

Deh, inchina, o Addolorata, benignamente il tuo aspetto sopra di me, e vedi il mio affanno.

Con la spada nel cuore, e oppressa d’immense angosce, tu alzi gli occhi verso il morto tuo Figlio.

E gli alzi al Padre su in cielo, e gli mandi i tuoi gemiti, perchè soccorra al suo e al tuo strazio.

Ahi, chi comprende il dolore che mi trafigge addentro nell’anima? Tu sola, o Madre, conosci le ansietà del mio povero cuore; tu sola sai i miei terrori e il mio struggimento.

Dov’è ch’io vada, oh, me misera! io porto qui