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174 | fausto. |
Ma va; fa di me il piacer tuo. Gran senno è il nostro veramente! C’inerpichiamo sul Brochen per godere della Valburga, e nel bello dello spasso ne piace star soli.
Mefistofele. Eh via, mira là quelle fiamme tutte screziate! Sono una briosa combriccola; e ben sai che in piccola compagnia l’uomo non è solo.
Fausto. Io nondimeno n’andrei più volentieri lassù. Già veggo levarsi la vampa, e avvolgersi il fumo; – ed oh, come tutti traggono in calca verso il Maligno! Là certo vi si deono sciogliere molti enigmi.
Mefistofele. E del pari molti enigmi vi si avviluppano. Or tu lascia fervere il gran mondo; e noi c’incantucceremo qui in pace; chè già per antico l’uomo gode di comporsi un suo piccolo mondo nel gran mondo. Veggo colà alcune giovani stregoncelle tutte nude, ed altre vecchie che fanno gran senno a coprirsi. Or tu sii cortese per amor mio, e per poca fatica avrai gran diletto. Odo risonare non so che istromenti. Che maladetto baccano! ma bisogna assuefarvisi. Vien via meco, vieni; egli non c’è scampo. Io vo innanzi e t’introduco alla lor compagnia; e tu mi avrai nuovo obbligo di nuovi servigi. Ehi, che ne dici amico? Ti par egli un piccol luogo questo? Tendi l’occhio in là! a pena ci vedi in fondo. Un centinaio di fuochi ardono tutti in fila, e vi si balla, vi si ciancia, vi si cuoce, vi si bee, vi si fa all’amore. Ora mi di’ se potremmo star meglio altrove?
Fausto. Come vogliam noi introdurci a costoro? Pensi tu di darli per mago o per diavolo?