Pagina:Favole per i Re d'oggi.djvu/133

Da Wikisource.

favole per i re d’oggi 129

cui facevano capolino a sinistra due o tre bibbie in edizione economica, a destra tre o quattro bottiglie di «Wiscky» di ottima marca, a questo punto girò le palle degli occhi verso la pancia del compagno, avendo cura di non scomodare nessun’altra parte del suo corpo; poi fece una specie di strano grugnito che lì per lì riempì di speranze il maialetto, dopo di che lanciò uno sputo al soffitto con arte impeccabile, e in fine disse molto categoricamente senza aprire i denti: — Se vi piace l’ammazzeremo quando vorrò io.

Gli altri si guardarono in viso.

— Veramente.... — incominciò ad osservare il panciuto: ma si fermò.

— È una bella.... — gridò quello coi baffi insegati: ma si fermò anche lui.

— Un po’ prima o un po’ dopo.... purchè si mangi! — tonò la voce che usciva dal pelliccione — Qu’est qu’en dis tu, mon pauvre Jacques!»

Jacques era il più donnaiolo della combriccola, che da qualche tempo non poteva più uscir per la caccia a causa di un certo male che non lo lasciava camminare. Jacques, che da un pezzo guardava fisso il maialetto con aria meditativa, alla domanda dell’amico, levando gli occhi al cielo rispose: «Ce qu’en dis moi? Je dis.... quel dommàge qu’il ne soit pas une femelle!»

Fu una risata generale. Rise anche il cane.... un vecchio cane che aveva il grave difetto di esser fedele a tutti senza che nessuno fosse fedele a lui.

Il maialetto capì d’averla scampata brutta: cercò d’addomesticarsi il più possibile, imparò a mangiare a tavola, imparò a parlare la lingua di Jacques, a bere la birra per far piacere al panciuto, a ubbriacarsi di Wiscky per divertire quell’anima lunga, a insegarsi le setole del grugno in omaggio a quello dai baffi