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     Nè Ugon più siede sul Lombardo seggio,
Chè rimanere alla natia Provenza
Allor fu d’uopo (onde sottrarsi a peggio)
10Che Berengario, di sua folle assenza
Lieto, al Ticin giungea col suo corteggio
Gli stolti ad appagar di sua presenza
Che per cangiar di mal speran salute
E, ciechi al ver, al ver le lingue han mute.

      15Nè distornar potè la ria tempesta
Dal regio capo la possente sposa;
Eppur Marozia(1) mai d’oprar non resta,
E invan promette, e si travaglia, ed osa;
Però che sempre ai costor danni è dêsta
20La scaltra mente, e mai e mai non posa,
Di quel Pastor(2) che ai Milanesi insegna
Non l’Evangel, ma sì a mutar d’insegna.

     Lotario intanto il generoso figlio
Del re che a lungo avea con lui diviso
25Lo scettro, ed or seco eleggea l’esiglio,
Vuol Berengario ancor sul trono assiso,
Onde evitare anche maggior periglio;
Che l’ama il volgo, e ben è scaltro avviso
Grato mostrarsi a cui la vita ei deve:
30Gioco gli fia torsel dinante in breve!