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     L’alba d’un lume candido
Quelle sembianze irraggia;
E qual, se in sonno placido
245Celesti cose assaggia,
D’un Serafin l’etereo
Volto sfavilla, e tal
Risplende il viso pallido
Che non ha in terra egual.

     250Di lei pietosa e conscia
Una devota ancella
Tacita avea con ansia
Seguito la donzella;
In quella stanza videla
255Entrar furtiva ancor,
E l’attendea; ma cedere
Dovette al suo timor.

     «Oh qual feral silenzio!
Fra sè dicea, che fia?
260È d’uopo omai raggiungerla
Se in ira anco le sia:»
Accorre; e fredda, esanime,
Rosilde al suol trovò;
Diè un grido; e alle sue soglie
265La vergin trasportò.